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Il dopo
referendum Il 5 dicembre continuerà a
sorgere il sole Siamo
in molti ad essere stanchi di una campagna referendaria che ha assunto i toni
del giorno de “Il giudizio universale” di Vittorio De Sica. Abbiamo visto gli
endorsement più vari per l’una e l’altra parte, i pareri giuridici, quelli
internazionali, le previsioni dell’opinione pubblica finanziaria, i
pronunciamenti dei protagonisti della cultura e persino di quelli dello
spettacolo. L’unica cosa certa è che il Paese, il 5 dicembre, qualunque parte
abbia vinto, ritroverà i suoi problemi di sempre; ci chiediamo se tanta
energia poteva essere indirizzata meglio. I dati economici sono da sempre il
nostro cruccio e con qualche ragione, se persino il governo, vantando pure
presunti successi, ammette di non essere soddisfatto e in questo lo
apprezziamo. La Commissione europea è stata generosa nei confronti
dell’Italia, rimandando il suo giudizio sulla manovra al prossimo anno e
sembra esserlo ancora di più se effettivamente intenderà assumersi gli interi
costi della ricostruzione delle aree del terremoto. Ma il governo, quale che
sia, a breve dovrà rispondere dei parametri non rispettati, e scongiurare
qualsiasi ipotesi di fuoriuscita dell’Italia dall’euro. Non crediamo che
quale che sia il risultato del 4 dicembre si riesca in virtù del risultato
stesso a dare lavoro ad quel 34 per cento della popolazione giovanile che non
riesce a realizzare le sue aspirazioni pur garantite dalla costituzione. Non
vorremmo che questo dibattito referendario, a volte surreale, ci abbia
distratto e fatto accantonare le realtà drammatiche del nostro Paese, che
restano difficili da affrontare anche disponendo dei migliori strumenti
istituzionali possibili. Per le forze politiche italiane sarà necessario
compiere un grande sforzo di responsabilità in una situazione tra le più
preoccupanti che la storia dal dopoguerra abbia mai vissuto. Il 5 dicembre i
repubblicani manterranno la coerenza delle loro idee, impegnati a sostenere
governi capaci di offrire le soluzioni ai problemi che mancano, evitando con
tutta la loro, la nostra, determinazione le facile derive nazionalistiche che
possono mettere in crisi definitivamente l’Europa, per l'unità politica della
quale abbiamo sempre lottato e per cui continueremo a lottare. Roma, 4
dicembre 2016 |
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